Il Centro: “Da Pietranico alla Cina per esportare il vino DOC”


Il Centro: “Da Pietranico alla Cina per esportare il vino DOC”

Sul quotidiano abruzzese intervista al CEO Rosarubra, Riccardo Iacobone

“Il prodotto dell’imprenditore Riccardo Iacobone conquista il colosso asiatico. Dopo il primo a Qingtian, presto altri 5 punti vendita nel Paese del Dragone”. Parte con questo sottotitolo l’articolo della giornalista Angela Baglioni al nostro amministratore, pubblicato sul quotidiano regionale Il Centro.

Eccolo qui:

Dall’informatica al vino, lungo la nuova “Via della seta”. Ed è a Qingtian, quattro ore da Shangai, nella provincia dello Zhejiang, che ha aperto il suo primo punto vendita “Rosarubra”. Riccardo Iacobone, 56 anni, di Pescara, ora di boutique del vino in Cina ne vuole aprire altre cinque in altrettante località del Paese asiatico che dall’impero celeste al boom economico di questi anni, di passi in avanti ne ha fatti notevoli. Il vigneto è a Pietranico, 390 metri d’altezza, su una collina che guarda a Est, verso il mare, curato in base a criteri di agricoltura biodinamica.

Come è nata questa idea della Cina?

C’è stato un momento in cui ho capito che volevo andare a vedere da vicino questa realtà ed è lì che ho capito che le possibilità di sviluppo che offre la Cina non hanno paragoni con nessun altro mercato al mondo. La Cina è un Paese nel quale il livello medio del reddito sta aumentando molto rapidamente. Se prima un miliardo di persone disponeva di redditi poco interessanti, ogi una fetta importante della popolazione percepisce redditi che noi, in Occidente, neanche ci sogniamo. Un’altra fetta di popolazione, invece, si sta rapidamente avvicinando al nostro tenore di vita. Consideriamo che attualmente, molti cinesi stanno lasciando l’Italia per tornare nel loro Paese. Ed essendo il vino un bene non di prima necessità, risente molto della situazione dell’economia e della capacità di spesa del cliente.

Oltre a vendere vino, cosa fate in Cina?

Stiamo facendo quello che l’Italia non ha mai fatto in tutti questi anni. Stiamo promuovendo il brand Italia attraverso il vino. In Cina tutti conoscono l’alta moda italiana, ma pochissimi sanno che siamo anche il primo produttore mondiale di vino. In Cina abbiamo assunto del personale che lavora su tutti quegli aspetti che sono di ostacolo, come la lingua, per esempio. Tutta la comunicazione, infatti, dev’essere fatta in cinese. SE vuoi comunicare in Cina devi acquisire la cultura del luogo, entrare in quel mondo, e noi lo abbiamo fatto.

Che tipo di ostacoli avete incontrato?

Nessun ostacolo sotto l’aspetto amministrativo e burocratico, perchè se ti attieni alle loro regole, peraltro molto chiare, realizzi tutto in maniera anche abbastanza veloce. Certo, devi avere dei consulenti. Ostacolo principale è quello della lingua. Per questo abbiamo preso delle persone che lavorano per noio. Il nostro socio cinese parla anche l’italiano. Arrivando in Cina ti rendi conto che c’è posto per tutti, ma devi fare le cose per bene. Siamo partiti alla fine del 2017, ma stiamo avendo grande riscontro in termini di apprezzamento del prodotto.

E la concorrenza?

Oggi in Cina arrivano vini da tutto il mondo. I francesi sono leader perchè hanno investito in comunicazione, la Spagna attrae col fattore prezzo, ma i prodottoi non sono di grande qualità. Adesso stanno arrivando anche il Cile e l’Australia. L’Italia è meno presente.

Che riscontri state ricevendo?

Tutte le degustazioni si concludono sempre con persone contente che ordinano, si fidelizzano. Il brand Rosarubra ormai si è affermato come concetto di eccellenza totale, dal prodotto al packaging. Sta dando risultati veramente inaspettati. Abbiamo un piano di sviluppo, ideato all’inizio, molto ambizioso e importante, che oggi vedo estremamente realizzabile. Stiamo parlando di milioni di pezzi venduti.

 

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